La storia di Sofia e Stella

La nostra esperienza alla Ballet school inizia due anni fa. Quell’estate, dopo un corso di nuoto che Sofia non aveva più voluto proseguire, mi dise: “mamma io avrei voglia di ballare!”. Non essendoci stato il saggio delle scuole in piazza Garibaldi per il Giugno lecchese, ricordo che avevo provato a chiamare diverse scuole.

La prima che mi aveva richiamato era stata proprio Alice, indicandomi la data della lezione di prova a Settembre. Inutile dire che l’impatto è stato del tutto diverso rispetto al nuoto. Le è bastato calcare quel pavimento di parquet della sala da ballo per farle venire gli occhi a cuore, e a me con lei. Non ho mai dovuto chiederle se voleva iniziare o se le piaceva, era palpabile e vibrante. Per noi ogni lunedì pomeriggio 16.30 era il nostro irrinunciabile appuntamento, a dispetto di qualsivoglia impegno di lavoro. Era il nostro, o meglio ancora, il suo momento magico. Tanto da suscitare la curiosità della mia secondogenita Stella che ci aspettava a casa per ascoltarci nel racconto e che non vedeva l’ora di potersi unire a noi. Oltre all’inizio dell’avventura, un momento particolarmente speciale è stato il primo saggio di Sofia, a Giugno dell’anno scorso. Si ricorda e ripercorre i momenti di quel pomeriggio e serata ancora adesso nella sua mente. Il cameratismo con le ballerine più grandi, l’acconciatura, l’abito e l’attesa dell’ingresso in scena sono i dettagli più salienti.

Anche per Stella il legame con la Ballet si è creato in modo spontaneo e armonico. Non da ultimo mi sono inscritta anche io al corso per le donne adulte, devo dire al momento non con risultati eccelsi ma non con minore impegno e tenacia. La Ballet per noi non si è allontanata sullo sfondo nemmeno a causa di questa quarantena. La nostra maestra ci ha teso la mano attraverso la tecnologia e ha continuato a farci ballare, sognando di tornare presto in aula. Non una scuola, ma una passione che si propaga e sostanzia di tante e belle sfumature.